Foto ©Giacomo Corradini
Foto ©Giacomo Corradini
Un’isola di contrasti, spiritualità nascosta e orizzonti che non chiedono nulla
Quando si parla di Koh Samui, molti pensano a resort, cocktail sulla spiaggia e caos tropicale.
Io ho trovato altro.
Ho trovato angoli di silenzio, anziani che aspettano il tramonto sulla soglia, templi che profumano di cera e incenso, sentieri di sabbia che conducono a spiagge deserte, conchiglie sparse come ricordi.
Koh Samui è anche questo: un’isola che vive di dualità, dove puoi scegliere se perderti nel rumore… o restare ad ascoltare.
E io, come sempre, ho scelto la seconda.
Ho girato l’isola in motorino, senza itinerario.
Ho seguito le strade secondarie, quelle che non portano da nessuna parte… se non a luoghi veri.
Una scuola elementare sulla collina. Un anziano che riparava nasse da pesca. Un monaco seduto da solo nel tempio.
Sono questi i momenti che rendono Koh Samui un diario più che una meta.
Ho dormito in una guesthouse di legno sopra il mare. La notte era fatta di grilli, vento e qualche cane randagio che abbaiava lontano.
La mattina, il rumore del mare era più dolce del caffè.
Koh Samui regala luce.
Tanta, continua, imprevedibile.
Qui ho lavorato molto con il controluce all’alba e il profilo S-Log per cogliere la sfumatura dell’umidità che danza nell’aria.
I miei scatti preferiti?
Le mani rugose di un pescatore che rammenda la rete.
Le ombre lunghe delle palme al tramonto, viste da una spiaggia deserta.
Il riflesso dorato dei templi sul mare, quando il sole si abbassa e sembra chiedere il permesso di andarsene.
🛕 Wat Plai Laem: colorato, quasi surreale. Ma dietro l’estetica c’è una spiritualità silenziosa. Ho passato un’ora a osservare una monaca sistemare i fiori sull’altare, senza dire una parola.
🌴 Silver Beach: una delle poche spiagge ancora “raw”. Acqua trasparente, sabbia sottile, pochissima gente.
🧘♂️ Templi nascosti nell’interno: dove ho trovato meno selfie e più silenzio. Come il Wat Khao Hua Jook, che regala una vista sull’isola intera.
🍜 Mercatini notturni locali: niente street food per turisti, ma curry veri, zuppe di pesce, e anziani che cucinano da vent’anni nello stesso angolo.
✨ Golden hour sul lato ovest dell’isola (Taling Ngam è perfetta per silhouette di palme sul mare).
🎥 Drone: vola basso all’alba sulla costa nord per catturare la luce che bacia i tetti dei templi.
🎒 Cosa evitare: le ore centrali del giorno per shooting all’aperto. Luce dura, troppa esposizione.
💡 Mood ideale: rilassato, cinematografico, niente corse. Ogni luogo ti offre qualcosa, se sai attendere.
Koh Samui ha una comunità cinese molto antica. Se ti capita, assisti a un funerale tradizionale: una cerimonia intensa, sonora, visivamente forte.
C’è un albero millenario nel nord dell’isola. Pochi lo conoscono, ma pare sia sacro e nessuno osa toccarlo.
La pioggia tropicale qui dura poco ma trasforma tutto. I tetti diventano specchi, le strade si svuotano, i colori esplodono. È il momento migliore per fotografare.
Koh Samui mi ha insegnato che anche nei luoghi affollati può esistere intimità.
Che non bisogna fuggire dal turismo… ma andare più a fondo, scavare.
Mi ha insegnato a guardare oltre il banale, a cercare le crepe nella facciata, a parlare con chi non vende nulla ma ha tanto da dare.
Alla fine, questa isola mi ha restituito ciò che non sapevo di cercare: una calma diversa, più profonda.
Il mare, sì…
Ma anche una forma nuova di silenzio.