🛖 TRA LE TRIBÙ KAREN – UN VIAGGIO DENTRO L’UMANITÀ
Esplorando un villaggio autentico del popolo Karen nel nord della Thailandia
Esplorando un villaggio autentico del popolo Karen nel nord della Thailandia
Non si arriva davvero in un villaggio Karen.
Si viene accolti.
E già questo basta a cambiare tutto.
La mia esperienza tra le tribù Karen non è stata solo una visita. È stato un ritorno all’essenziale.
Qui il tempo non è lineare, non c’è rumore di città, e ogni sguardo ha una storia lunga come un canto antico.
Non c’erano barriere tra me e loro. Solo mani che lavoravano il bambù, sorrisi che parlavano più delle parole, e un’intimità che non si dimentica.
I Karen sono uno dei gruppi etnici più numerosi e antichi della regione tra Thailandia e Myanmar.
Si dividono in diverse sottotribù, tra cui i più noti sono:
Karen Pwo (più presenti nelle aree montane della Thailandia settentrionale)
Karen Sgaw
Karen Padaung (note anche per l’usanza delle “donne giraffa”, oggi fortemente discussa)
Vivono prevalentemente in villaggi rurali sparsi nelle province di Mae Hong Son, Chiang Mai, Tak e Chiang Rai.
La loro vita è legata al bambù, alla coltivazione del riso, alla tessitura manuale e a una spiritualità che intreccia Buddhismo, animismo e tradizioni ancestrali.
Il villaggio Karen dove sono stato si trova immerso tra le montagne del nord, raggiungibile dopo un tragitto in fuoristrada lungo sentieri sterrati e salite ripide.
La prima cosa che mi ha colpito è stato il silenzio. Non il silenzio vuoto, ma quello vivo, fatto di vento, suoni della foresta, canti lontani.
Le case sono in bambù e legno, rialzate da terra. I bambini corrono a piedi nudi, le donne tessono con telai a mano, e i sorrisi sono sinceri, senza filtro.
Ho dormito in una homestay essenziale, mangiato riso cotto in foglie di banana e ascoltato storie al buio, intorno al fuoco.
Non ero più un ospite.
Ero parte, anche se solo per un attimo.
Questo tipo di viaggio non è solo estetica. È etica visiva.
🎥 Cosa portare:
Obiettivo luminoso (35mm o 50mm) per ritratti ambientati
Grandangolo per raccontare le capanne, le risaie, la foresta
Microfono direzionale per cogliere suoni della vita quotidiana
Drone solo con autorizzazione e massima discrezione
📷 Suggerimenti tecnici:
Lavora in luce naturale, preferibilmente all’alba o al tramonto
Scatta RAW per valorizzare i toni della pelle e i colori tenui dei tessuti
Concentrati sulle mani, gesti, dettagli tessili
Rallenta. Aspetta. Lascia che siano loro a decidere quando mostrarsi
📌 Etica fondamentale: chiedi sempre il permesso, soprattutto per ritratti. Rispetta le aree private. Raccontare non significa invadere.
I Karen utilizzano tessuti naturali tinti con erbe, corteccia e minerali. Ogni motivo ha un significato preciso (famiglia, ruolo sociale, spiritualità).
Le abitazioni sono costruite senza chiodi, con legature di bambù.
I bambini imparano a camminare nella foresta prima che a scrivere.
Le cerimonie spirituali seguono ancora il calendario lunare.
🛣️ Come arrivare: spesso servono veicoli 4x4 o trekking guidato. Parti da Mae Hong Son, Chiang Mai o Soppong.
🛏️ Dove dormire: homestay locali, essenziali ma autentiche. Nessun comfort moderno, ma esperienza totale.
🥣 Cosa si mangia: riso glutinoso, zuppe di verdure locali, bamboo arrostito, tè fermentato.
📵 Internet: assente o molto debole. Ma è parte dell’esperienza.
💬 Lingua: solo dialetto Karen o thailandese. Ma il linguaggio del corpo e dell’anima funziona benissimo.
Nel villaggio Karen ho trovato una forma di bellezza che non cercavo:
la lentezza come forza,
il silenzio come linguaggio,
la semplicità come dignità.
Non ho filmato tutto.
Ho scelto di vivere molte cose senza schermo.
Perché ci sono momenti che devono restare solo nella memoria, non in una timeline.
Ritratto ambientato di una donna Karen mentre tesse al telaio
Vista panoramica del villaggio immerso nella foresta
Dettagli delle mani che preparano il bamboo cotto
Bambini che giocano nella polvere con giocattoli fatti a mano
L’interno di una casa tradizionale in bambù
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